Rinnovabili in ritardo e sogni nucleari: la miopia delle politiche energetiche italiane
Rinnovabili in ritardo e sogni nucleari: la miopia delle politiche energetiche italiane
L'articolo evidenzia la miopia delle politiche energetiche italiane, caratterizzate da un ritardo nello sviluppo delle energie rinnovabili e una riluttanza ad abbracciare completamente la transizione ecologica. Nonostante l’urgenza di ridurre la dipendenza dal gas e la crescente diffusione delle fonti rinnovabili in Europa, l'Italia fatica a cogliere le opportunità. Le politiche governative sembrano orientate a mantenere lo status quo, privilegiando l'espansione delle infrastrutture per il gas e ritardando l'adozione di soluzioni più innovative come il solare e l'eolico.
Un esempio di questa lentezza riguarda la delega alle Regioni per la definizione delle "aree idonee" per le installazioni rinnovabili, che ha invece creato un freno allo sviluppo di queste tecnologie. La Sardegna, citata nell'articolo, rappresenta un paradosso emblematico: pur avendo un potenziale significativo, incontra forti ostacoli burocratici e politici che ne rallentano l’adozione di fonti rinnovabili.
Anche la mobilità elettrica è un campo dove l’Italia sembra frenare invece di accelerare. Il governo considera addirittura la revisione dell’obiettivo del 2035 per la fine delle auto a combustione interna, rischiando di lasciare il mercato alle auto elettriche cinesi, invece di investire nelle proprie capacità produttive.
Inoltre, la scelta di puntare sul nucleare, con l’idea di realizzare centrali di piccola scala (SMR e AMR), è vista come una strategia poco lungimirante. Questi impianti, oltre ad essere lontani dall'essere realizzati, potrebbero entrare in funzione solo tra il 2035 e il 2040, quando la quota di energia rinnovabile dovrebbe aver già raggiunto livelli molto alti. L’esempio del reattore Nu Scale negli Stati Uniti, il cui progetto è stato rallentato a causa di rischi finanziari, mette in dubbio la fattibilità economica di questi impianti.
L'autore conclude che l'Italia farebbe meglio a concentrarsi sull'incremento delle interconnessioni elettriche europee e sulle tecnologie di accumulo di energia a lungo termine, piuttosto che inseguire sogni nucleari che rischiano di ritardare ulteriormente la transizione energetica. Le risorse pubbliche dovrebbero essere impiegate per accelerare il passaggio alle rinnovabili e favorire la sostenibilità energetica del paese, piuttosto che sprecate in tecnologie superate o poco promettenti.
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