ONG contro norme UE
ONG contro norme UE
Le associazioni ambientaliste hanno avviato nuove azioni legali contro alcune normative europee considerate insufficienti nella lotta ai cambiamenti climatici, mettendo in discussione la loro capacità di raggiungere gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2. Al centro della controversia c’è il regolamento "Effort Sharing" (ESR), che riguarda la riduzione delle emissioni in settori non coperti dal sistema ETS, come edilizia, agricoltura e trasporti (esclusa l'aviazione). CAN Europe e Global Legal Action Network hanno presentato ricorso contro la Commissione europea, affermando che i target fissati non sono coerenti con l'Accordo di Parigi e con la protezione dei diritti fondamentali.
Le associazioni sostengono che gli attuali obiettivi di riduzione del 40% entro il 2030 rispetto ai livelli del 2005 siano insufficienti per limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 °C, come richiesto dalla scienza per evitare le peggiori conseguenze del cambiamento climatico. Le Ong chiedono alla Corte generale dell’UE di imporre alla Commissione di rivedere il regolamento ESR per definire obiettivi più ambiziosi e scientificamente fondati.
In parallelo, un altro gruppo di Ong, tra cui Dryade, Fossielvrij e Protect our Winters Austria, ha intentato una causa contro la tassonomia Ue degli investimenti verdi. La tassonomia, che dovrebbe definire quali attività economiche possono essere etichettate come "sostenibili", include navi e aerei con standard di efficienza giudicati troppo permissivi, permettendo a mezzi inquinanti di essere considerati "green".
Queste azioni legali si inseriscono in un contesto di crescente pressione per un'azione climatica più incisiva, supportata da precedenti sentenze storiche, come quella della Corte europea dei diritti umani e il caso Urgenda in Olanda, che hanno stabilito la necessità per i governi di fare di più per combattere il cambiamento climatico.
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