Investimenti insufficienti per decarbonizzare: l’Italia a rilento, ma ora deve cambiare passo
Investimenti insufficienti per decarbonizzare: l’Italia a rilento, ma ora deve cambiare passo
Il rapporto della Zero Carbon Policy Agenda evidenzia chiaramente che gli sforzi dell’Italia per la decarbonizzazione, pur significativi, sono ancora insufficienti per raggiungere gli obiettivi climatici al 2030. Con 127 miliardi di euro investiti nel 2023 in settori cruciali come rinnovabili, mobilità sostenibile ed efficienza energetica, il nostro Paese ha compiuto passi importanti, ma il ritmo di riduzione delle emissioni deve quasi raddoppiare per rispettare i target europei. Questo richiede un cambio di passo deciso, sia dal settore pubblico che da quello privato.
Pnrr e fondi europei: un’occasione non pienamente sfruttata
Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) e i fondi REPowerEU offrono risorse senza precedenti, ma i risultati sono altalenanti:
- Solo il 36% degli interventi del Pnrr previsti per il terzo trimestre 2024 è stato completato, rispetto a un obiettivo del 64%.
- L’Italia ha destinato solo il 41% dei fondi Pnrr a misure climatiche, contro il 50% della Francia e il 47% della Germania, mostrando un impegno minore nonostante il maggior volume di risorse ottenute.
- Per i fondi REPowerEU, l’Italia ha utilizzato il 68% per obiettivi climatici, al di sotto della media europea dell’85%.
Settore privato: ESG e divari strutturali
Le aziende italiane mostrano progressi disomogenei nell’integrazione dei criteri ESG (ambientali, sociali e di governance):
- Le imprese quotate in Borsa hanno ridotto l'Emission Intensity da 0,62 a 0,39 kton CO2/milione di euro di valore aggiunto tra il 2018 e il 2022.
- Tuttavia, tra le principali aziende non quotate, il 70% non adotta alcuna valutazione ESG, e la riduzione dell’Emission Intensity è marginale.
Inoltre, la nuova normativa CSRD (Corporate Sustainability Reporting Directive) imporrà dal 2027 obblighi di rendicontazione e due diligence di sostenibilità a circa 740 grandi aziende italiane, aumentando la pressione su filiere produttive spesso poco preparate.
Cambiamento necessario e sfide politiche
Un ulteriore problema è rappresentato dal contesto politico italiano e europeo:
- In Italia, i temi legati alla decarbonizzazione hanno uno spazio marginale nei programmi politici, con un’incidenza tra lo 0,4% e l’1,5% delle parole chiave elettorali.
- A livello UE, il nuovo Parlamento non ha più la maggioranza che ha sostenuto le principali iniziative climatiche degli ultimi anni, rischiando di rallentare il processo decisionale e gli investimenti.
Quali soluzioni?
1. Maggiore ambizione nell’uso dei fondi UE: Serve un’allocazione più consistente dei fondi Pnrr e REPowerEU a iniziative climatiche, seguendo l’esempio di altri Paesi.
2. Standardizzazione ESG: Accelerare l’adozione di parametri universali per valutare le performance ESG, riducendo il divario tra aziende quotate e non.
3. Incentivi alle PMI: Introdurre misure specifiche per aiutare le piccole e medie imprese ad adattarsi ai nuovi obblighi ESG, evitando il rischio di esclusione dai mercati globali.
4. Riforme politiche: Rafforzare il dibattito politico sui temi della decarbonizzazione e creare un quadro normativo stabile che stimoli gli investimenti verdi.
L’Italia, con le sue potenzialità industriali e le risorse disponibili, ha ancora margine per recuperare il ritardo. Tuttavia, è indispensabile una maggiore volontà politica e un impegno coordinato tra pubblico e privato.
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